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L’aeroponica è un sistema di coltivazione al chiuso, in serra o all’interno di una grow box, dove le piante vengono coltivate senza l’impiego delle terra, grazie ad appositi sistemi caratterizzati da una struttura portante, vasi a rete in cui vengono sistemate le piante, soluzioni nutritive a base di acqua e sostanze minerali fertilizzanti e pompe ad aria. Queste servono a nebulizzare la soluzione liquida, che – grazie all’azione dell’aria – potrà raggiungere le radici delle piante e nutrirle in profondità. Grazie alla tecnica dell’aeroponica, è possibile ottenere delle condizioni di sviluppo ideali per le piante. Da un lato, l’ambiente chiuso e isolato rispetto all’esterno renderà i vegetali coltivati molto meno soggetti alle aggressioni da parte di funghi e malattie, dall’altro, le radici avranno un alto livello di ossigenazione e potranno così crescere velocemente con un quantitativo minimo di acqua e sali minerali. A differenza di quanto avviene nella coltivazione idroponica, la pianta non viene irrigata – nel senso tradizionale del termine – con sostanze nutritive, ma sospesa in un vaso a rete dal quale fuoriusciranno le radici, che saranno periodicamente nebulizzate con le sostanze nutritive. Questo sistema permette di consumare ancora meno acqua di quella che viene generalmente impiegata in un sistema di coltivazione idroponico, perché viene recuperata e rimessa nel circuito grazie ad un sistema di recupero. L’aeroponica è particolarmente indicata per tutte quelle colture che possono svilupparsi in verticale – evitando così di contribuire allo sfruttamento del suolo – e meno per colture che hanno bisogno di ampi spazi, come ad esempio grano e mais.
In un sistema aeroponico le piante si sviluppano fuori dal terreno, vengono continuamente irrigate con il sistema della nebulizzazione, grazie ad una pompa ad immersione, in un ambiente completamente controllato in cui è molto difficile la presenza e la diffusione di parassiti e malattie, tipiche della coltivazione in terra.
Grazie al monitoraggio costante e preciso (con appositi strumenti) dei parametri ambientali fondamentali (illuminazione, nutrimento, temperatura, umidità, pH e conducibilità) si riescono ad avere dei risultati nettamente migliori rispetto alle normali coltivazioni nel terreno. Il tutto senza dover impiegare – come avviene nelle colture tradizionali – insetticidi e antiparassitari potenzialmente dannosi per la salute dell’uomo e delle piante (e con le relative conseguenze sull’ambiente).
Ricordiamo, inoltre, che la tecnica di coltivazione indoor che impiega il metodo dell’aeroponica consente di ottenere risultati straordinarie in termini di velocità e quantità, ma anche in qualità.
L’unità produttiva è composta a sua volta da tre comparti:
Preparazione dei letti di coltivazione
Il periodo ottimale per l’interramento dei pani in serre aperte, va da settembre ad aprile; tale periodo può oscillare in relazione all’andamento stagionale ed alle zone di coltivazione. La metodologia di coltivazione del Cardoncello prevede che l’area messa a coltura per la produzione di funghi sia opportunamente protetta dal sole con rete ombreggiante al 70-90%, sorretta da normali archi tunnel. Per proteggere dal vento, specie in primavera, si possono disporre attorno alla serra delle stuoie o dei fogli di polietilene alti circa 1 metro. Nell’area protetta dal tunnel sono ricavati piu’ letti di coltivazione, larghi un metro e distanziati tra lori da un corridoio di passaggio. Questi letti possono essere ottenuti utilizzando cassoni metallici cosi’ da creare una parete di contenimento alta circa 25 cm. I letti possono essere posti anche su due piani. All’interno dei letti di coltivazione vengono sistemate le confezioni di substrato incubato e ricoperto con uno strato di terriccio (terreno di medio impasto a pH neutro) dello spessore di circa 2 cm; e’ importante che il substrato sia uniforme. All’interno del tunnel deve essere montato un piccolo impianto di irrigazione aerea per tenere l’area costantemente inumidita. Al di sopra della rete, soprattutto nel periodo autunnale ed invernale, e’ opportuno distendere un telo di polietilene per proteggere la coltivazione da piogge improvvise ed eccessive che potrebbero danneggiare la produzione.
Dopo tre settimane il primo raccolto
I letti di coltivazione vanno mantenuti costantemente umidi evitando eccessi idrici che potrebbero indurre fenomeni di marcescenza. Dopo pochi giorni dall’interramento del substrato, sulla superficie dei letti di coltura iniziano ad apparire i primi carpofori, che raggiungeranno la maturazione dopo circa 25 giorni dalla posa a dimora del substrato stesso; dopo circa una settimana dal primo raccolto si ha la seconda fuoriuscita di funghi, che va raccolta a maturazione: in pratica tutta la coltivazione a condizioni climatiche favorevoli si esaurisce in circa 60-70 giorni e permette di eseguire 2-3 raccolti. Le condizioni ideali per una buona riuscita della coltivazione sono temperatura non superiore ai 20°C, umidita’ dell’aria elevata e calma di vento. Fattori che influenzano il decorso produttivo del fungo cardoncello (allungando il ciclo produttivo) sono le escursioni termiche e il perdurare di periodi freddi. Quando la coltivazione si esaurisce il substrato va rimosso dalle aiuole di coltivazione e si può procedere ad un secondo interramento, dopo un accurata pulizia delle aree stesse con una irrorazione disinfettante a base di rame ed ipoclorito di sodio al 2%. Dal punto di vista della commercializzazione e’ molto importante la programmazione delle semine. Bisogna garantire una continuita’ produttiva, evitando che la produzione, difficilmente conservabile, si concentri in un periodo. Il mercato richiede infatti quantita’ elevate distribuite durante tutto il periodo di produzione. Il substrato viene preparato tra maggio e dicembre ed e’ la matteria prima utilizzata per la coltivazione del fungo. Esso e’ una miscela di paglia e sottoprodotti dell’agricoltura che viene trinciata e sterilizzata. Il substrato, raffreddato e raccolto in panetti chiusi in sacchi di polietilene e del peso di circa 4 kg (da cui deriva 1 kg di produzione di funghi), viene quindi inoculato con le spore e posto in celle di incubazione per 80-120 giorni. Finito tale periodo i panetti sono pronti per essere messi a dimora. Durante la produzione bisogna fare molta attenzione all’eventuale comparsa di muffe (gen. Dactylium), che partendo dal terreno (dai resti dei funghi raccolti in precedenza e da altri materiali organici come: paglia, radici ecc.) invadono poi i carpofori rendendoli non commerciabili. A tale proposito è bene evitare di sistemare lungo i sentieri di passaggio delle tavole di legno o della paglia od altro materiale simile. Altri parassiti che possono provocare notevoli danni sono le larve di alcuni Ditteri che penetrano all’interno dei carpofori scavando un notevole numero di gallerie con conseguente deprezzamento del prodotto, oppure si mantengono nella porzione basale dei gambi interessando superficialmente anche il substrato. AI momento la malattia che può creare maggiori problemi in fase di produzione dei funghi è dovuta all’attacco di un batterio (gen. Pseudomonas), che si manifesta prima con l’ingiallimento parziale o totale dei carpofori, poi con una successiva marcescenza degli stessi. I funghi colpiti, in particolare in uno stadio avanzato della malattia, emanano un caratteristico odore di sostanza putrida.
Pleurotus ostreatus – Pleurotus nebrodensis (Inzengac)
Informazioni nutrizionali per 100 g di prodotto fresco: Proteine 10-30%. Vitamina C 30-144mg/100g . Vitamina B3 (Niacina) 109 mg/100g. Vitamina B9(Acido folico) 65 mg/100g. Potassio 306 mg/100g.
Conservazione (Shelf Life) 7-10 giorni; tenuti in un sacchetto di carta a temperatura refrigerata 2-4°C.
Informazioni nutrizionali per 100 g di prodotto secco: Valore energetico 276 Kcal/100g s.s. Proteine 11,95 g/100g s.s. Grassi 7,5 g/100g s.s. Carboidrati 39,85 g/100g s.s. Fibre 28,45 g/100 g s.s. Umidità 70%.
Conservazione (Shelf Life) più di 15 giorni; tenuti in un sacchetto di carta a temperatura refrigerata 2-4°C
Analisi del potenziale produttivo:
Parametri di calcolo produttivo:
Produzione stimata 27/32% – Arrotondata prudenzialmente a 27%. Produzione annuale funghi quintali 7.257, ossia 604 quintali mese.
Valore della produzione:
Pleurotus Ostreatus:
Produzione totale funghi 7.257 quintali; vendita presunta Euro/kgr. 2,20 (prezzo medio tra prima, seconda e terza scelta). Kgr. Venduti annualmente 725.700.
Fatturato annuo presunto (ma estremamente realistico) Euro 1.596.540. Fatturato con produzione ottimale al prezzo medio di 2,5 Euro/Kgr 1.814.250,00
Pleurotus Cardoncello e Funghi Chiodini:
Produzione stimata 241.000 Kgr; valore della produzione Euro anno 1.084.500,00 (prezzo di vendita medio stimato Euro/Kgr. 4,50).
Solo a partire dagli anni ’50 la coltivazione di funghi si avvale di tecniche più moderne, utilizzando stanze o celle opportunamente climatizzate, terreni a base di paglia di grano, pastorizzato e ricoperto con torba. Il ciclo colturale del fungo champignon completo dura 100-120 giorni e può essere ripetuto 2-3 volte in un anno. Al regno dei funghi appartengono organismi eterotrofi il cui mezzo riproduttivo consiste di spore emesse dalle lamelle del cappello. Il corpo fruttifero del fungo (la parte edule) è costituito da un gambo e da un cappello o carpoforo, mentre al di sotto del gambo nel suolo è presente una struttura vegetativa organizzata in cellule formanti strutture filamentose e ramificate dette ife o micelio primario che non si differenziano in tessuti.
Conosciuto anche come fungo prataiolo o fungo bianco, il fungo champignon il cui nome scientifico è Agaricus bisporus, appartiene alla famiglia delle Agaricaceae. Sono presenti quattro gruppi differenti di varietà suddivise a seconda della colorazione del cappello: varietà bianche; varietà brune; varietà intermedie (crema, bianco-avorio); ibridi. Le varietà bianche sono caratterizzate da carpofori di colore bianco, con superficie delicata, di dimensioni tendenzialmente piccole (4-8 grammi). Comprendono ceppi dotati di maggiore o minore velocità di accrescimento della produzione. La produzione delle varietà bianche è prevalentemente destinata al commercio allo stato fresco. Le varietà brune sono poco coltivate, hanno carpofori mediamente grandi, di colore che varia dal bruno chiaro allo scuro con gambo chiaro. Da ricerche svolte agli inizi del secolo furono ottenute colonie multispore che selezionate consentirono di ottenere le varietà bianche ora largamente coltivate. Le varietà intermedie (crema, bianco-avorio) hanno corpi fruttiferi mediamente grandi (8-12 grammi) simili a quelli delle varietà brune, colore chiaro, presenza di scaglie brune. Le lamelle e le spore dei carpofori maturi sono di colore molto scuro. Sono varietà adatte alla raccolta meccanica. I carpofori, se lasciati sviluppare possono raggiungere anche grosse dimensioni. Sono poco sensibili alle infezioni da virus. Nel 1976 presso la Stazione sperimentale di Horst in Olanda furono avviate ricerche tendenti ad incrociare varietà bianche con varietà intermedie. Furono così ottenuti degli ibridi denominati “Horst U-ceppo 1-2-3…”. Essi riuniscono caratteri favorevoli delle due varietà come la superficie liscia e bianca, lamelle rosate, gambo corto. L’alta qualità degli ibridi e la buona produzione ne hanno favorito un rapido impiego nelle fungaie. La produzione è commercializzata sia allo stato fresco che trasformato.
Prima di realizzare una fungaia, per evitare insuccessi, forzature o eccessivi interventi tecnici si consiglia di verificare che l’area interessata all’impianto sia climaticamente vocata alla coltivazione dei funghi. I costi di isolamento e manodopera, infatti, crescono notevolmente dove le temperature si mantengono al di sopra dei 25°C per lunghi periodi. Una fungaia richiede un’area relativamente modesta e non ha importanza se di scarso valore agricolo. È vitale invece che non vi siano problemi di approvvigionamento idrico. La cosa più importante nella coltivazione degli champignons è quindi il substrato. Il mezzo di coltura deve essere composto da 1/3 di paglia di frumento o d’avena oppure di orzo, 1/3 di torba e terra di bosco, 1/3 di sterco di cavallo ben decomposto; in alternativa: 1/3 di sterco di cavallo ben decomposto, 1/3 di torba bionda, 1/3 di terra sabbiosa. Successivamente il mezzo di coltura viene posto in cassettine di legno o in sacchi di plastica e stratificato (es. paglia, torba, stallatico e torba in superficie). Dopo aver innaffiato il terriccio abbondantemente ha inizio una fase di fermentazione della massa stratificata (utile ad allontanare batteri e funghi antagonisti) della durata di 5-15 gg. a seconda della “freschezza” del letame e del materiale usato. Nelle moderne fungaie questa operazione consiste in una vera e propria pastorizzazione del substrato con vapore, viene fatta in apposite celle con t°, umidità e CO2 in condizioni controllate. Successivamente è possibile cospargere con i miceli il mezzo di coltura e coprirlo con un po’ di torba bagnata (il micelio deve trovarsi a 4-5 cm di profondità). Questa fase prende il nome di incubazione, fondamentale sono: l’umidità che deve restare tra l’80 e 100% (rilevabile con apposito igrometro) e la temperatura che non deve superare i 22-23°C. Questi funghi vanno innaffiati poco e spesso, l’idea è mantenere lo strato umido e non fradicio d’acqua. Dopo circa 12-14 gg. dall’incubazione, si ricopre la fungaia con uno strato di terriccio in cui il micelio andrà a svilupparsi, la temperatura viene portata a 17°C. Dopo circa 10 gg. assistiamo alla comparsa dei primi cappelli.
Cure colturali ed irrigazione
Durante il periodo delle volate e raccolte è necessario apportare le seguenti cure colturali: Innaffiatura: per ogni kg potenziale di funghi sarà necessario circa un litro di acqua al mq. Se questa quantità sembra insufficiente si consiglia di non aumentarla, ma di innaffiare due volte al giorno piuttosto che troppo in una sola volta. È molto rischioso distribuire acqua quando i carpofori sono formati e non dovrebbe essere necessario innaffiare durante la punta massima della volata se era stato provveduto al tempo giusto. Se i funghi non sono completamente asciutti al momento della raccolta si sciupano facilmente e vi è possibilità che sulla superficie del cappello appaiano delle chiazze batteriche. Le procedure di innaffiamento della seconda volata sono le stesse della prima, mentre per la terza bisognerà far attenzione perché i funghi saranno in numero minore e di conseguenza le esigenze idriche si adegueranno alla resa.
Ventilazione: per tutto il periodo di raccolta, e soprattutto quando i funghi sono molto numerosi, la ventilazione deve essere abbondante in quanto tra i cespi di funghi si formano delle sacche gassose costituite soprattutto da CO2. Deve essere eliminato, inoltre, soprattutto attraverso l’evaporazione dell’acqua dallo strato superiore del terreno di coltura, il calore prodotto nei letti durante la marcatura e formazione dei carpofori.
Temperature al momento della raccolta: durante la raccolta, la temperatura dell’aria deve essere mantenuta a 15-16°C, mentre la temperatura dei letti sarà leggermente più alta. In caso di volata molto abbondante, la temperatura dell’aria deve essere abbassata a 14-15°C. Se le temperature sono leggermente più elevate i funghi crescono più in fretta, ma ciò va a scapito della qualità soprattutto durante la prima volata perché si sviluppano più rapidamente malattie e parassiti come marciumi, muffa a ragnatela e nematodi.
Le avversità specifiche di Agaricus bitorquis vengono provocate soprattutto da batteri, funghi e vari tipi di virus. La difesa si basa principalmente sui principi di lotta preventiva realizzando buone condizioni igieniche generali negli ambienti, con disinfezioni e filtraggio dell’aria e pastorizzazione dei substrati impiegati. Ancora oggi non vi sono varietà resistenti a malattie causate da muffe, tuttavia è stato trovato che l’Agaricus bitorquis è molto resistente alle virosi. Tra le muffe segnalatrici di tecniche agronomiche errate vi sono ad esempio il Mal della tela o Tela di ragno (Dactylum dendroides) che indica aria stagnante ed umidità dell’aria eccessiva o la Muffa gialla (Chrysosporium spp.) che indica errori nella pastorizzazione. Inoltre ricordiamo: la Muffa olivastra (Chaetomium spp.): presenza di ammoniaca, pH elevato, composto troppo fermentato, bagnato e compatto, il Gesso (Scopulariopsis fimicola): presenza di ammoniaca, pastorizzazione imprecisa, presenza di ammoniaca, eccesso di azoto e di umidità del composto e Coprini (Coprinus spp., Trichoderma spp.) microorganismo favorito da eccesso d’ammoniaca, pH alto (±–8) e composto troppo bagnato. Inoltre, se le condizioni sussistono, possono svilupparsi il moscerino dei funghi, acari e nematodi.
Produzione e raccolta
Per volata s’intende lo spuntare dei funghi. Il numero medio di volate è 5 nel caso dell’A. bisporus mentre il periodo tra le punte massime di due volate è di circa una settimana. I funghi non spuntano con andamento regolare e la loro fruttificazione si evidenzia in primo luogo ai margini dei letti. Di solito la prima, seconda e terza volata sono le più abbondanti e subito dopo la produzione massima, come pure quella totale, diminuisce rapidamente. La quantità di funghi da raccogliere è massima dopo 3-4 giorni, in seguito l’intensità della volata diminuisce gradualmente per arrestarsi definitivamente dopo qualche giorno.
I funghi prataioli vengono raccolti sulle balle di coltivazione a mano in base alla grandezza perché sono delicati e si rompono facilmente dopo la raccolta vengono sistemati in contenitori adatti.
Per capire se i funghi sono pronti ad essere raccolti è necessario toccare la parte interna del cappello; se la membrana che ricopre le lamelle è elastica lo champignon è maturo, se la membrana è strappata il fungo è ormai troppo vecchio, inoltre devono possedere un bel colore bianco chiaro. Quando si raccolgono i funghi si raccomanda di prendere delicatamente il cappello fra le dita e staccarlo ruotando leggermente la mano.
Si consideri che normalmente 1 mq di letto coltivato equivale ad 1 quintale di compost. Quindi usare il parametro kr/mq e/o kr/q.le è sostanzialmente la medesima cosa.
Negli anni 1990 – 2000 si producevano sino a 28 kilogrammi di funghi per metro quadrato. Dagli anni 2000 ad oggi 2012 si producono normalmente 35 kilogrammi di funghi con punte di 40.
Comunque guai a non avere delle rese elevate come sopra. Pensate che oggi si attuano dei cicli di coltivazione veloci di 6 settimane con 3 volate ( raccolte ), di 5 settimane con 3 volate, di 4 settimane con 2 volate, a scelta dell’operatore.
Inserisco il costo di un kilogrammo di funghi in funzione dei cicli di coltivazione e delle rese a metro quadrato. Con un ciclo di 6/8 settimane e 3 volate, con una resa di 30 kg a mq 1 kg. costa euro 1,17. Con una resa di 31 kg a mq 1 kg. costa euro 1,14. Con una resa di 32 kg a mq 1 kg. costa euro 1,11. Con una resa di 33 kg a mq 1 kg. costa euro 1,08. Con una resa di 34 kg a mq 1 kg. costa euro 1,06. Con una resa di 35 kg a mq 1 kg. costa euro 1,04. Con una resa di 36 kg a mq 1 kg. costa euro 1,01. Con una resa di 37 kg a mq 1 kg. costa euro 0,99
Da questo si evince che l’aver prudentemente basato la nostra previsione produttiva al 27%/qle è da ritenersi assolutamente sottostimata.
Analisi del potenziale produttivo
Parametri di calcolo produttivo:
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Si fa riferimento al punto G della mappa allegata precedentemente, in particolare, il centro di refrigerazione e confezionamento si sviluppa su una superficie di 1440 mq.
Questa zona, come facilmente intuibile, è dedita all’imballaggio dei prodotti finiti ed alla conservazione di questi ultimi, pronti per essere venduti, nei molteplici settori di interesse.
L’unità tecnologica comprende fisicamente:
Ma a parte le centrali del complesso, fa comunque riferimenti a tutte le svariate tecnologie adoperate nelle differenti fasi di produzione. In particolare si tratta di gestione di areazioni, luci, umidità ed irrigazioni.
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